Detto questo, penso che molti di voi (come me quando l’ho letto la prima volta) staranno cercando nel vocabolario di “Ostrogoto” cosa quella frase voglia significare! A leggere dai vari post di Facebook, o a sentire le varie interviste in televisione forse ci siamo fatti un idea, ma lungi dall’esser veramente capita. Questo perché troppo spesso, chi ci spiega di cosa si tratti questo referendum, invece di dirci semplicemente cosa esso rappresenti e cosa significhi modificare o mantenere la norma specifica, lo usa a solo scopo propagandistico elettorale: è quindi, omettendo o aggiungendo una parola qua ed una parola lá, che ci fa sembrare di dover votare per una cosa che in realtà non è assolutamente pertinente con la reale richiesta.
Allora per quello che sono riuscito a decifrare dalle mille pagine ove ho cercato e dalle mille informazioni ricevute, posso affermare con quasi piena certezza che la norma in questione non abolisce né le trivelle, né impedisce l’estrazione del petrolio, bensì interessa solo ed esclusivamente quegli impianti di PRODUZIONE (attivi e già perforati, 20 o 30 anni fa) di GAS entro le 12 miglia dalla costa, quindi solo in mare .
Sostanzialmente chiede se volete chiudere i rubinetti del gas di giacimenti in produzione, allo scadere della concessione oppure se, visto che il giacimento è già perforato e già in produzione, volete consentire che si lasci il rubinetto aperto, sino ad esaurimento del giacimento stesso.
Quindi cosa votare? qual è la miglior o più giusta scelta?
Io, non essendo né uno scienziato, né un politico, né un esperto di leggi e norme,ho cercato di capire meglio e , detto onestamente, ancora oggi, nonostante le molte ricerche effettuate con molti mezzi differenti, continuo ad avere diversi dubbi.Come in molte cose (anzi tutte) le opinioni e le informazioni sono estremamente discordanti (a seconda di chi le pronuncia o di dove le si cerca),e stabilire realmente quale sia la cosa migliore diventa estremamente complicato.
Una cosa comunque mi sembra di averla capita, nessuno dei politici interessati all’informazione su questo referendum riesce a restare “super partis”, ovvero riesce a comunicare delle informazioni “tecniche, complete, e prive di indicazioni di voto”.
Beh certo voi direte la politica è così, ma quando parliamo di un REFERENDUM, ovvero a mio personale avviso, un mezzo che usa chi deve decidere per capire cosa realmente il popolo desideri maggiormente o pensi sia più giusto, non dovrebbe esserci alcun inquinamento politico di parte, alcun gioco di partito o schieramento di scuderia, semplicemente ci dovrebbe essere un informazione completa ed imparziale sulla questione da votare, ed eventualmente un opinione, ma non un diktat! Così, chi è incaricato di attuare le decisioni avrebbe una chiara (si spera) risposta del popolo, e potrebbe semplicemente applicarla.
Ma questo non accade quasi mai, e come in questo caso, si cerca di tramutare un referendum che dovrebbe decidere della “salute” della nostra nazione e del nostro ambiente in un sondaggio elettorale per poter dimostrare ad una o un altra parte delgoverno da che parte pende la bilancia dei consensi!
E’ proprio così che siamo arrivati ad oggi in un’ Italia dipendente quasi totalmente dall’estero per la fornitura di energia invece che esserne un attore e fornitore principale per l’Europa. Se ad esempio volessimo vedere la questione delle energie rinnovabili, (quindi parliamo di energia Eolica, Geotermica, idroelettrica, Marina, Solare, e Biomasse) ed andassimo a ritroso nel tempo, vedremmo come negli anni passati, tutto quello che oggi ci viene indicato come il futuro dell’energia “pulita” veniva indicato come deleterio ed addirittura quasi più dannoso del sistema tradizionale. Le pale Eoliche venivano denigrate ed accusate di essere fortemente inquinanti nello smaltimento e dannose per l’ecosistema (soprattutto se in mare), i pannelli solarivenivano indicati come inefficienti e fortemente inquinanti, il geotermico veniva indicato come la possibile causa di disumani terremoti e smottamenti: insomma, di ecologico non c’era nulla, e i combustibili fossili rimanevano il sistema “migliore”!
Eppure la morfologia Italiana ci avrebbe permesso di sfruttare al massimo tutte le cosiddette “fonti rinnovabili” al punto che avremmo potuto fornire energia a tutta l’Europa.
Allora oggi, mentre tutti cercano di ridurre le centrali nucleari, impiantano pale eoliche ovunque, sfruttano ogni tetto per il fotovoltaico ecc., noi siamo ancora qua a chiederci se dei pozzi aperti 20 o 30 anni fa siano da chiudere prima della fine del giacimento oppure se si debbano sfruttare fino alla fine, facendo passare da una parte il combustibile ricavato come una risorsa per noi importantissima e dall’altra come se queste piattaforme fossero la causa principale di tutto l’inquinamento del mar mediterraneo!
Ma nel frattempo la terra dei fuochi brucia, le pale eoliche le installano ditte straniere, i pannelli solari arrivano dalla Cina, le nostre centrali vanno con carbone tedesco, e noi ci arrovelliamo il cervello per capire se dire SI, NO o astenuto!
Concludo affermando che secondo me, l’unica vera differenza che avremo tra un Si ed un No sono migliaia di disoccupati in più o in meno, ed un po’ più di dipendenza energetica/economica dall’estero rispetto a quella che già abbiamo ora. L’inquinamento ormai, se c’è stato rimane anche se si chiudono tutti i pozzi. Alla fine, quando il 17 sera o il 18 verranno scrutinate le schede gli italiani avranno forse nuovamente perso un occasione per dire la loro, ed uno o un altro partito politico proclamerà la sua vittoria!
Danilo Amelotti
Rispetto le opinioni di chi pensa diversamente da me ma io non andrò a votare.
Abbiamo bisogno di tutte le varie fonti rinnovabili però, finchè non perfezionamo le tecnologie oggi a disposizione, ci servono ancora i combustibili fossili.
Se non vado al seggio non è in spregio all’istituto del referendum, che io rispetto come forma di espressione della maggioranza, ma perchè ritengo che esista anche il diritto a farlo fallire.
Qualcuno si scandalizzerà ma penso che, se i promotori non sono in grado di mobilitare un numero sufficiente di votanti, la consultazione perda la sua ragione d’essere.
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