Il mio commento all’articolo di Giorgia Meloni “E’ ora di intervenire militarmente al fianco di chi combatte lo Stato islamico”

Sig.ra Meloni, ciò che lei enuncia nel suo articolo non è altro che quello che ho continuato a fare io sul mio blog per mesi! Mi duole vedere tutti questi morti, mi duole stare seduto sulla poltrona di casa mia e ricevere decine di messaggi che mi chiedono un parere su ciò che succede a Parigi, ma ancor di più mi duole dover pensare che la politica ed i politici devono sempre aspettare questi eventi per mettere in moto la lenta macchina della decisione giusta! Non servivano questi attacchi, e non servivano questi morti per capire che la situazione globale sia del terrorismo, sia delle varie politiche estere, è tragica!

Oggi lei (giustamente, e grazie al cielo finalmente) afferma che è ora di intervenire, che è ora di combattere l’ISIS e che è ora di intervenire la dove tutti fino a ieri (e sono sicuro anche domani) facevano finta di non vedere. Il fatto è che oggi è troppo tardi, oggi ormai abbiamo permesso che il germe della follia entrasse nelle menti di giovani disadattati plagiati da avidi boia camuffati da religiosi.

Ciò che lei sta dicendo oggi andava fatto 2 se non 3 anni fa, con una scesa in campo di forze militari che andassero a fermare il conflitto Siriano e con delle forze che andassero a proteggere i nostri confini direttamente in terra Libica; allora forse queste stragi e quelle che ancora verranno si sarebbero potute evitare.

Invece i politici d’Europa e del mondo occidentale (fatta esclusione di pochi) hanno girato la faccia quando le bestie dell’ISIS bruciavano un pilota, o quando uccidevano bambini, o quando devastavano interi villaggi. Hanno sempre preso tempo, preso distanze e cercato dialoghi con non si sa chi, invece di prendere le (mi permetta di dirlo) palle in mano e decidere di agire con forza, carattere, decisione, e soprattutto oculatezza.

No Signora Meloni, oggi non basta più andare a combattere l’ISIS la dove ha messo radici; questo sarebbe come cercare di estirpare il cancro del fegato in una persona che ha ormai metastasi in tutto il corpo! Come spesso dico e scrivo, io non sono ne un disfattista, ne un guerrafondaio ne tantomeno un pessimista, ma ho una buona esperienza per fare analisi e garantirle che il terrorismo ormai è entrato nei nostri confini, e che ogni azione fatta la dove l’ISIS (e tutte le altre forze “moderate” terroristiche) ha messo radici saranno solo scuse in più per i pazzi che ormai “accudiamo” in casa nostra.

Certo, iniziare con fare finalmente guerra ai demoni dell’ISIS e di tutte le altre falangi terroristiche è giusto, ma non sarà sufficiente, non più! Oggi (come anche ieri) ci dobbiamo aspettare che sporadici attacchi terroristici vengano fatti ovunque, senza una routine precisa e senza darne preavviso … non ci vuole molto (lo abbiamo visto) per seminare il panico e demoralizzare un intera popolazione… basta colpire li dove nessuno mai se lo aspetterebbe o lo vorrebbe.

Allora bisogna iniziare seriamente anche in casa nostra a stabilire dei parametri, innalzare i livelli di sicurezza, e soprattutto, addestrare e equipaggiare il personale designato alla tutela della sicurezza in Italia ed in Europa. In fatti, Signora Meloni, non basta pensare di mandare 10, 100, 1000 uomini sulle strade, bisogna essere sicuri che quegli uomini sappiano realmente agire in contesti così delicati e particolari, e che abbiano tutele legali ed equipaggiamenti adatti allo scopo!

Spero vivamente che ciò da lei affermato in questo articolo si avveri, ma ancor di più spero che la classe politica e dirigenziale non pensi che una “semplice guerra al califfato” ed un controllo più stretto dei centri islamici possa bastare; questo sarebbe solo un ennesima mezza manovra utile solo ad un ennesimo inasprimento del “conflitto” tra popolo e demoni!

Danilo Amelotti

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L’ARTICOLO DI GIORGIA MELONI:

I fondamentalisti islamici hanno portato la guerra in territorio europeo. È un’altra vittoria per loro e l’ennesima sconfitta dell’Occidente. Non sono bastati l’11 settembre, gli attentati di Londra e di Madrid, non è bastato Charlie Hebdo, l’uccisione di Theo Van Gogh e mille altri massacri in tutto il mondo per svegliare l’Europa dal suo torpore.

Chi sa se potrà bastare questo terribile 13 novembre. Chi sa se dovremo invece aspettare che San Pietro sia data alle fiamme e il Louvre abbattuto per blasfemia come i monumenti di Palmira. Cosa altro deve accadere, di quali altre evidenze hanno bisogno i nostri governanti per capire che ci è stata dichiarata guerra?

Siamo stati facili profeti di questa sciagura, perché era tutto drammaticamente prevedibile e drammaticamente previsto. Così come non serve ricorrere a Cassandra o all’oracolo di Delfi per dire che questo non sarà l’ultimo attacco islamico che l’Europa dovrà subire.

L’Occidente soffre di una grave sindrome da rifiuto della realtà. Crede che sia sufficiente negare ciò che ha davanti agli occhi perché le cose tornino magicamente a posto. Purtroppo non funziona così. La realtà, che non sa cosa sia il politicamente corretto e non conosce il galateo, ci dice che abbiamo un problema irrisolto con il mondo musulmano, che noi lo vogliamo oppure no.

È proprio questo il tabù inconfessabile che dobbiamo rompere: non stiamo fronteggiando uno sparuto gruppo di psicopatici, una qualche sorta di setta millenaristica, un semplice gruppo terroristico, ma stiamo combattendo una visione dell’Islam tutt’altro che marginale. E questa visione basata sul fondamentalismo si è rafforzata in tutto il mondo, anche se in forme diverse e non sempre violente. Ha il volto del terrorismo di Al Qaeda, del Califfato sanguinario dell’ISIS e di Boko Haram, ma lo ritroviamo predicato alla luce del sole anche dall’Arabia Saudita e dal Qatar.

I quesiti che l’Occidente si è finora rifiutato di porsi erano stati affrontati con coraggio da Papa Ratzinger nella sua Lectio magistralis di Ratisbona, che tanto clamore aveva sollevato: l’Islam è ancora una religione trascendente che antepone il Corano alla ragione? E l’Islam ammette ancora la conquista e la conversione attraverso la spada?

Sono domande che abbiamo il diritto e il dovere di fare ai musulmani che vivono o vogliono vivere in Europa. Siamo società laiche, e proprio perché laiche riconosciamo a ognuno il diritto di professare la propria religione, purché questa non contrasti con le leggi dello Stato e con la nostra cultura basata sulla ragione, sulla libertà e sull’uguaglianza.

Per questo, sfidando le ire dei benpensanti, reputo che finché il mondo musulmano non avrà fatto chiarezza al suo interno con il fondamentalismo e nel rapporto tra religione e Stato laico, dovremmo dire basta all’immigrazione da Nazioni musulmane, dovremmo rimpatriare immediatamente i clandestini e porre sotto controllo i centri islamici presenti sul nostro territorio. Per arginare i fenomeni terroristici che nascono, è inutile negarlo, all’interno delle comunità islamiche presenti in Europa o importate grazie alle politiche delle porte aperte a tutti dei nostri governanti.

E certo, è ora di affrontare di petto pure l’ISIS, che ha potuto crescere e prosperare solo grazie alla folle ambiguità della politica di Obama. Può sorprendere qualcuno, ma questa è la parte più semplice del lavoro che ci aspetta. Lo Stato Islamico non è un reale pericolo militare: non ha copertura aerea, non ha sistemi satellitari o radar o batterie missilistiche, non ha praticamente armi pesanti. L’Occidente ha la possibilità di spazzarlo via dalla faccia della terra con grande facilità. Basterebbe utilizzare, per capirci, la potenza bellica che la NATO ha rovesciato contro Saddam Hussein nei primi mesi del conflitto del 2003.

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