E POI LEGGI ARTICOLI COSÍ E NON PUOI NON CONTESTARLI. In risposta a: Siamo forti a sparare ma, nell’era del terrore, c’era bisogno degli spari olimpici di Rio? 

E’ buffo come certe persone vedono il mondo e lo interpretino a modo loro!

Personalmente sono sempre stato per la libertà di stampa e di parola, quindi anche per la libertà dell’autore dell’articolo che segue di scrivere le sue idee.  Ma non posso esimermi dal contestarlo, e dal contestare ogni parola, frase e pensiero del suo articolo.

Lo sport, seppur usi strumenti simili a quelli usati da terroristi e delinquenti, non può mai essere avvicinato agli stessi.  Infatti, paragonare lo sparo di una doppietta da tiro al piattello allo sparo di un fucile maneggiato da un folle o da un soldato non ha alcun senso; il paragone citato dall’autore di questo articolo è simile a paragonare un cuoco che con maestria nell’uso del coltello, affetta perfettamente una bistecca o un cavolo, ad uno dei tanti assassini che ultimamente hanno ucciso per mezzo di machete, coltelli, accette o altro!

No caro Sig. Boldolini, la sua libertà di espressione deve comunque e sempre essere abbinata alla capacità di intavolare riflessioni o discussioni sane, non basate sulla paura o sulla cieca ed estremista categorizzazione di uno strumento ad un unico scopo!

Penso di poter dire senza remora alcuna che questo suo articolo potrebbe essere avvicinato al pensiero estremista di chi, in quest’ultimo anno, ha commesso atti barbarici nel nome di un “libro” che dice esser stato scritto da un “semidio”.  Per come la mette lei, allora, dovremmo fermare le corse dei camion (certo non sono famose come le olimpiadi, e forse lei non sa nemmeno che esistono), riporre tutti i coltelli ed i machete nei cassetti, smettere di guidare le macchine, e magari interrompere anche le attività nelle cave, così da non dover più sentire il rumore di quel motore, o la vista di quella lama, o il boato di quell’esplosione che tanto ci ricordano atti efferati accaduti per mezzo di quegli stessi strumenti usati però per provocare la morte!

Forse è il momento che tutti voi “pacifisti delle 10.45” smettiate di strumentalizzare le sole armi da fuoco, nel tentativo mal riuscito di trovare un facile responsabile a tutte le vostre più radicate paure, o di ottenere qualche visualizzazione in più della vostra pagina web (e così guadagnare qualche soldo in più con la pubblicità spazzatura di cui amate cospargere i vostri siti). Ciò che invece dovreste fare è un informazione lecita, una critica costruttiva, o delle proposte sensate che non siano alla ricerca del “like” bensì alla ricerca della “giustezza sociale”.

Danilo Amelotti

Segue l’articolo che contesto! 

Oro, argento e mira”, titola la Gazzetta dello Sport. Viva l’Italia, viva “le madri con in mano un fucile”, viva il medagliere che ingrassa. Dello stesso tenore, tutti i media italiani. Eppure, basta distogliere lo sguardo dal video, e ascoltare il suono che accompagna queste vittorie, perché un dubbio sotterraneo s’insinui.Lo sappiamo, è quasi impossibile e, visti i successi italiani, suonerebbe persino anti-patriottico, se non vetero-pacifista, ma non è questo il punto. Il punto è che, dopo più di un anno di spari, esplosioni e sangue, il vero gesto olimpico sarebbe stato sospendere le discipline di tiro.

Ci perdonino le “mamme-cecchino” Bacosi e Cainero, il tiratore di ghiaccio Campriani, tutti sparatori indefessi e maniacali, tutti pistola, sacrifici e famiglia, ma onestamente in questo momento, mentre ancora riecheggiano gli spari dei kalashnikov del Bataclan, o le immagini dei neri americani uccisi per strada dai poliziotti, non riusciamo a vedere molta gioia sportiva nel colpire un piattello, nessuna felicità nel centrare un bersaglio imbracciando carabine o fucili da caccia. E l’eco degli spari risuona inquietante, mentre la retorica che l’accompagna persino oscena.

Sappiamo che questo ragionamento ha un punto debole, che le discipline di tiro non sono le sole a simulare antiche e nuove tecniche di guerra. E che anche gli sport di squadra sono il simulacro di conflitti per il controllo del territorio. Eppoi che fare con le lame, con le sciabole, con il fioretto? Con la lotta e la boxe?Insomma, che lo sport serve anche a questo, a fare la guerra tra paesi per finta, a renderla liturgia giocosa.

Però, però, ci sono quei suoni degli spari… e quei gesti così simili a quelli che ci hanno terrorizzato negli ultimi mesi che grazie anche ai social sono entrati con prepotente familiarità nel nostro immaginario quotidiano.Un’esagerazione? Durante la prima e la seconda guerra mondiale i Giochi furono per forza di cosa sospesi, se questa che stiamo vivendo, come autorevoli personaggi non mancano di sottolineare, o di evocare, è davvero la terza, una sospensione degli spari a Rio sarebbe stato forse opportuno.

Source: Siamo forti a sparare ma, nell’era del terrore, c’era bisogno degli spari olimpici di Rio? | Stefano Baldolini

Il mio commento all’articolo di Giorgia Meloni “E’ ora di intervenire militarmente al fianco di chi combatte lo Stato islamico”

Sig.ra Meloni, ciò che lei enuncia nel suo articolo non è altro che quello che ho continuato a fare io sul mio blog per mesi! Mi duole vedere tutti questi morti, mi duole stare seduto sulla poltrona di casa mia e ricevere decine di messaggi che mi chiedono un parere su ciò che succede a Parigi, ma ancor di più mi duole dover pensare che la politica ed i politici devono sempre aspettare questi eventi per mettere in moto la lenta macchina della decisione giusta! Non servivano questi attacchi, e non servivano questi morti per capire che la situazione globale sia del terrorismo, sia delle varie politiche estere, è tragica!

Oggi lei (giustamente, e grazie al cielo finalmente) afferma che è ora di intervenire, che è ora di combattere l’ISIS e che è ora di intervenire la dove tutti fino a ieri (e sono sicuro anche domani) facevano finta di non vedere. Il fatto è che oggi è troppo tardi, oggi ormai abbiamo permesso che il germe della follia entrasse nelle menti di giovani disadattati plagiati da avidi boia camuffati da religiosi.

Ciò che lei sta dicendo oggi andava fatto 2 se non 3 anni fa, con una scesa in campo di forze militari che andassero a fermare il conflitto Siriano e con delle forze che andassero a proteggere i nostri confini direttamente in terra Libica; allora forse queste stragi e quelle che ancora verranno si sarebbero potute evitare.

Invece i politici d’Europa e del mondo occidentale (fatta esclusione di pochi) hanno girato la faccia quando le bestie dell’ISIS bruciavano un pilota, o quando uccidevano bambini, o quando devastavano interi villaggi. Hanno sempre preso tempo, preso distanze e cercato dialoghi con non si sa chi, invece di prendere le (mi permetta di dirlo) palle in mano e decidere di agire con forza, carattere, decisione, e soprattutto oculatezza.

No Signora Meloni, oggi non basta più andare a combattere l’ISIS la dove ha messo radici; questo sarebbe come cercare di estirpare il cancro del fegato in una persona che ha ormai metastasi in tutto il corpo! Come spesso dico e scrivo, io non sono ne un disfattista, ne un guerrafondaio ne tantomeno un pessimista, ma ho una buona esperienza per fare analisi e garantirle che il terrorismo ormai è entrato nei nostri confini, e che ogni azione fatta la dove l’ISIS (e tutte le altre forze “moderate” terroristiche) ha messo radici saranno solo scuse in più per i pazzi che ormai “accudiamo” in casa nostra.

Certo, iniziare con fare finalmente guerra ai demoni dell’ISIS e di tutte le altre falangi terroristiche è giusto, ma non sarà sufficiente, non più! Oggi (come anche ieri) ci dobbiamo aspettare che sporadici attacchi terroristici vengano fatti ovunque, senza una routine precisa e senza darne preavviso … non ci vuole molto (lo abbiamo visto) per seminare il panico e demoralizzare un intera popolazione… basta colpire li dove nessuno mai se lo aspetterebbe o lo vorrebbe.

Allora bisogna iniziare seriamente anche in casa nostra a stabilire dei parametri, innalzare i livelli di sicurezza, e soprattutto, addestrare e equipaggiare il personale designato alla tutela della sicurezza in Italia ed in Europa. In fatti, Signora Meloni, non basta pensare di mandare 10, 100, 1000 uomini sulle strade, bisogna essere sicuri che quegli uomini sappiano realmente agire in contesti così delicati e particolari, e che abbiano tutele legali ed equipaggiamenti adatti allo scopo!

Spero vivamente che ciò da lei affermato in questo articolo si avveri, ma ancor di più spero che la classe politica e dirigenziale non pensi che una “semplice guerra al califfato” ed un controllo più stretto dei centri islamici possa bastare; questo sarebbe solo un ennesima mezza manovra utile solo ad un ennesimo inasprimento del “conflitto” tra popolo e demoni!

Danilo Amelotti

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L’ARTICOLO DI GIORGIA MELONI:

I fondamentalisti islamici hanno portato la guerra in territorio europeo. È un’altra vittoria per loro e l’ennesima sconfitta dell’Occidente. Non sono bastati l’11 settembre, gli attentati di Londra e di Madrid, non è bastato Charlie Hebdo, l’uccisione di Theo Van Gogh e mille altri massacri in tutto il mondo per svegliare l’Europa dal suo torpore.

Chi sa se potrà bastare questo terribile 13 novembre. Chi sa se dovremo invece aspettare che San Pietro sia data alle fiamme e il Louvre abbattuto per blasfemia come i monumenti di Palmira. Cosa altro deve accadere, di quali altre evidenze hanno bisogno i nostri governanti per capire che ci è stata dichiarata guerra?

Siamo stati facili profeti di questa sciagura, perché era tutto drammaticamente prevedibile e drammaticamente previsto. Così come non serve ricorrere a Cassandra o all’oracolo di Delfi per dire che questo non sarà l’ultimo attacco islamico che l’Europa dovrà subire.

L’Occidente soffre di una grave sindrome da rifiuto della realtà. Crede che sia sufficiente negare ciò che ha davanti agli occhi perché le cose tornino magicamente a posto. Purtroppo non funziona così. La realtà, che non sa cosa sia il politicamente corretto e non conosce il galateo, ci dice che abbiamo un problema irrisolto con il mondo musulmano, che noi lo vogliamo oppure no.

È proprio questo il tabù inconfessabile che dobbiamo rompere: non stiamo fronteggiando uno sparuto gruppo di psicopatici, una qualche sorta di setta millenaristica, un semplice gruppo terroristico, ma stiamo combattendo una visione dell’Islam tutt’altro che marginale. E questa visione basata sul fondamentalismo si è rafforzata in tutto il mondo, anche se in forme diverse e non sempre violente. Ha il volto del terrorismo di Al Qaeda, del Califfato sanguinario dell’ISIS e di Boko Haram, ma lo ritroviamo predicato alla luce del sole anche dall’Arabia Saudita e dal Qatar.

I quesiti che l’Occidente si è finora rifiutato di porsi erano stati affrontati con coraggio da Papa Ratzinger nella sua Lectio magistralis di Ratisbona, che tanto clamore aveva sollevato: l’Islam è ancora una religione trascendente che antepone il Corano alla ragione? E l’Islam ammette ancora la conquista e la conversione attraverso la spada?

Sono domande che abbiamo il diritto e il dovere di fare ai musulmani che vivono o vogliono vivere in Europa. Siamo società laiche, e proprio perché laiche riconosciamo a ognuno il diritto di professare la propria religione, purché questa non contrasti con le leggi dello Stato e con la nostra cultura basata sulla ragione, sulla libertà e sull’uguaglianza.

Per questo, sfidando le ire dei benpensanti, reputo che finché il mondo musulmano non avrà fatto chiarezza al suo interno con il fondamentalismo e nel rapporto tra religione e Stato laico, dovremmo dire basta all’immigrazione da Nazioni musulmane, dovremmo rimpatriare immediatamente i clandestini e porre sotto controllo i centri islamici presenti sul nostro territorio. Per arginare i fenomeni terroristici che nascono, è inutile negarlo, all’interno delle comunità islamiche presenti in Europa o importate grazie alle politiche delle porte aperte a tutti dei nostri governanti.

E certo, è ora di affrontare di petto pure l’ISIS, che ha potuto crescere e prosperare solo grazie alla folle ambiguità della politica di Obama. Può sorprendere qualcuno, ma questa è la parte più semplice del lavoro che ci aspetta. Lo Stato Islamico non è un reale pericolo militare: non ha copertura aerea, non ha sistemi satellitari o radar o batterie missilistiche, non ha praticamente armi pesanti. L’Occidente ha la possibilità di spazzarlo via dalla faccia della terra con grande facilità. Basterebbe utilizzare, per capirci, la potenza bellica che la NATO ha rovesciato contro Saddam Hussein nei primi mesi del conflitto del 2003.

Continua a leggere a: “E’ ora di intervenire militarmente al fianco di chi combatte lo Stato islamico”

Ed io commento … RENZI SI DIMENTICA DI INVITARE IL MARÒ ALLA PARATA DEL 2 GIUGNO

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Tra ieri ed oggi, tra la Visita del Presidente Renzi ad Herat e la parata del 2 Giugno, ho visto e letto molti post rivolti talvolta al merito o non merito del nostro Presidente del consiglio a vestire l’uniforme, o rivolti a come la parata sia stata per tanti versi uno show politico dove da un lato si vedevano facce di alti rappresentanti politici “apparentemente” disinteressate all’evento e dall’altra militari non proprio in vena di dimostrare il loro valore ed orgoglio, ed ovviamente tanti post che richiamavano ai due assenti d’onore, ovvero Massimiliano e Salvatore, i fucilieri di marina ancora “tenuti in ostaggio” da un immobilismo politico/militare! 

Onestamente io non ho visto nessuno dei due eventi, ciò non dovuto a non voglia o disinteresse, bensì ad un impedimento professionale che mi ha tenuto lontano dagli schermi televisivi.

Mi rattrista comunque sapere e leggere di tanto malumore (giusto malumore) e di come la nostra politica sembri infischiarsene altamente… forse il fatto che moti dei nostri politici non abbiano nemmeno mai visto una caserma (presidente del consiglio in testa) o che le forze armate in Italia siano comunque e sempre “lo scomodo fardello” di una finta democrazia legata ai tempi passati, pesano troppo sulle coscienze e menti dei nostri politici per riuscire, almeno in questa giornata, a dare il giusto valore a uomini e donne che ogni giorno vestono una divisa e servono il loro paese.

Di contro, quei militari in parata apparentemente privi di voglia ed orgoglio, forse non sono altro che il sinonimo dello stato d’animo ormai diffuso, causato dal trattamento che i nostri Marò hanno e ancora stanno ricevendo dallo stato, dai tagli stipendiali, dai trattamenti economici e pensionistici ormai “ridicoli”, e da tutti gli insulti che ricevono nel quotidiano da quella parte di Italia che li vede come i nemici da abbattere!

11063913_1570205279901375_3366604838521402836_nRiguardo ai nostri due Emblemi del fallimento politico/militare, ovvero Massimiliano e Salvatore, state pur certi che il fatto che nessuno li abbia menzionati in questa giornata non mi meraviglia assolutamente: come pensare che dei politici inetti possano mai affrontare l’onta del loro disonore pubblicamente? come pensare che vogliano realmente tirarsi la zappa sui piedi da soli?

Allora non mi rimane che dire a tutti che io Ero, Sono e Sarò sempre fiero di essere Italiano, e cercherò sempre di portare lustro a quella bandiera che è per me simbolo della mia casa, della mia terra della mia gente. Spero che molti altri la pensino come me, e che magari, alla prossima occasione che si presenterà, andranno a votare… non ci lamentiamo sempre di come le cose non cambiano, vanno male, ecc… cerchiamo noi di farci promotori di cambiamento…

VIVA L’ITALIA!

Vi lascio all’articolo riportato nel titolo … RENZI SI DIMENTICA DI INVITARE IL MARÒ ALLA PARATA DEL 2 GIUGNO.