L’EUROPA VUOLE TOGLIERVI LE ARMI… 


DITTATURA!!!
La Commissione Europea sta discutendo in questi giorni l’approvazione di una legge che limita fortemente l’acquisto di armi da fuoco da parte di privati. Una legge simile a quella introdotta dal Terzo Reich che sancì lo stesso divieto nel 1938. A partire da quell’anno, fino al 1945, sono 13 milioni le vittime dei campi di concentramento, tra ebrei e dissidenti politici.C’è chi, riferendovisi, non esita a parlare di un vero e proprio divieto de facto.
Lo scopo ultimo per l’Unione europea, però, sarebbe quello di precludere l’armamento dei gruppi terroristici che stanno insanguinando l’intera Europa.
La manovra riguardante il mercato legale è concepita come complemento ad un’altra, che sta compiendo in contemporanea il medesimo iter burocratico, atta a contrastare quello illegale da cui, dati alla mano, i terroristi attingono quasi esclusivamente per ottenere ciò di cui necessitano. Al momento le concrete iniziative in quest’ambito sono, però, pubblicamente non meglio specificate.
La limitazione ai danni dei privati cittadini, pur muniti di regolare porto d’armi, riguarderebbe “solo” la possibilità di accedere alle armi semi-automatiche e a quelle cosiddette disattivate, ovvero la maggior parte di quelle possedute da privati.
La stessa Commissione Europea precisa che il pericolo derivante dall’acquisto delle semi-automatiche deriva nel fatto che esse possano essere facilmente “trasformate” in automatiche mediante l’installazione di appositi kit reperibili illegalmente. Queste ultime, peculiari per la predisposizione a sparare ininterrottamente e senza rilascio del grilletto fino all’esaurimento delle munizioni, risultano quelle più utilizzate negli attentati terroristici, data la loro superiore capacità di offendere.
Per armi disattivate si intendono, invece, quelle che hanno subìto una serie di contestuali interventi, ad opera di organi preposti, al fine di essere rese non più funzionanti. Una volta classificate come disattivate queste armi scompaiono dai registri ufficiali, ed è proprio in questo momento che sorge il rischio, dato che il processo di disattivazione non è sempre irreversibile. Potrebbero finire in mano a malintenzionati, quindi, armi nuovamente e perfettamente funzionanti, ma non più rintracciabili.
La manovra riguarderebbe anche chi già possiede un’arma dei due generi “incriminati”: per loro ne viene previsto il sequestro.
Le critiche al progetto di legge sono sorte immediate e numerose.
La prima riguarda proprio il fatto sopracitato, ovvero che, nella quasi totalità degli atti criminali di cui si sono resi protagonisti, i terroristi risultino essersi approvigionati dai mercati neri internazionali, primo fra tutti quello balcanico.

Quest’ultimo si nutre dell’immenso arsenale conservato nei paesi della ex Jugoslavia, eredità delle guerre d’indipendenza combattute negli anni 90 dagli indipendentisti dei vari paesi in lotta contro la Serbia di Milosevic, intenzionata invece a consolidare la propria egemonia all’interno della confederazione guidata precedentemente dal defunto generale Tito.
Quella oggetto di discussione, insomma, sarebbe una legge che secondo i detrattori porterebbe a risultati modesti, per non dire nulli, in termini di contrasto al terrorismo. Ad esserne danneggiati, invece, sarebbero esclusivamente i cittadini regolarmente armati.
La questione, inoltre, arroventerà un dibattito che, specialmente in Italia, è già caldissimo, ovvero quello riguardante la possibilità di difendere sé stessi, i propri cari od i propri beni da malintenzionati o presunti tali.
C’è poi chi pone poi l’attenzione sul numero di lavoratori che resterebbero senza occupazione nel caso di una così forte contrazione del mercato globale delle armi da fuoco.
Al di là degli enormi interessi lobbistici, ci si vuol qui riferire ai numerosissimi operai che popolano quotidianamente a vario titolo gli stabilimenti produttivi sparsi in tutto il mondo, e che contribuiscono ad un commercio dall’indotto spaventoso. È stato calcolato che dal 2012 al 2016 la sola esportazione di “armi comuni”, ovvero quelle per difesa personale, sport e caccia, abbia creato un giro d’affari, in Italia, di 350 milioni di euro.
Il secondo ordine di critiche è invece retrospettivo: nel corso del XX secolo il divieto ai civili di armarsi è stata la prerogativa a stermini e genocidi terribili, perpetuati da regimi più o meno apertamente dittatoriali di qualsivoglia orientamento ideologico.
Le distinzioni, ovviamente, sono doverose: si trattava di contesti geo-politici e storico-culturali fortunatamente ben diversi da quelli in cui sta vivendo l’odierna Unione Europea.
Eppure la constatazione di questo dato di fatto non manca di gettare un’ombra un pò inquietante sull’intera vicenda.
Tra il 1915 ed il 1917 avviene il cosiddetto olocausto degli armeni: ammontano a circa 1,5 milioni coloro che vengono deportati e sterminati ad opera dell’Impero Ottomano. Nel 1911 erano stati resi inoffensivi dal divieto di possedere armi.
Nel 1929 anche l’Urss introduce il divieto di possesso di armi rivolto ai civili. Da quella data al 1953, anno della morte di Stalin, le “grandi purghe” sovietiche hanno sterminato circa 20 milioni di dissidenti, precedentemente resi impossibilitati a difendersi.
Il Terzo Reich tedesco guidato da Hitler introduce lo stesso divieto nel 1938. A partire da quell’anno, fino al 1945, sono 13 milioni le vittime dei campi di concentramento, tra ebrei e dissidenti politici.
La Cina ha disarmato i propri civili nel 1935. Circa 10 anni più tardi e fino al 1952, il leader del paese e del partito comunista, Mao Tse-tung, ne viene avvantaggiato per l’eliminazione di circa 20 milioni di dissidenti indifesi.
Le forze governative del Guatemala, successivamente condannate per genocidio, introducono il divieto nel 1964. Da quell’anno fino al 1981 ben 100mila indiani Maya, quasi tutti contadini poveri, vengono sterminati con l’accusa di sostegno ai ribelli antigovernativi.
I comunisti cambogiani, freschi vincitori della guerra del Vietnam a fianco dei nordvietnamiti contro gli Usa, hanno approfittato del divieto per i civili di armarsi in vigore dal 1956 per eliminare, tra il 1975 ed il 1977, un milioni di cittadini allo scopo di imporre il potere comunista nel resto dell’Indocina.
La storia, insomma, ci offre una curiosa (e fosca) suggestione riguardo l’eventuale approvazione della legge che l’UE si appresta a discutere.
E se nessuno vuole insinuare che le intenzioni dei governanti europei siano nemmeno paragonabili a quelle di coloro che li hanno preceduti nell’approvarla, è un dato di fatto che la limitazione degli armamenti privati abbia costituito una tentazione irrinunciabile per molti governi rivelatisi successivamente assoluti.
Spesso chi sostiene che il rapporto tra numero di armi pro capite e numero di reati violenti compiuti cresca in maniera direttamente proporzionale, porta ad esempio gli Stati Uniti.
L’oggettiva facilità nell’acquistare armi in territorio americano sarebbe quindi, semplificando, una delle cause della scarsa sicurezza sociale e della difficoltà nel contrastare gli atti violenti di cui le stesse armi da fuoco sono spesso protagoniste.
Questo mito viene inesorabilmente sfatato nel momento in cui si analizza la situazione della Svizzera. Quest’ultima, infatti, in proporzione al numero di abitanti, vanta il più alto numero di armi pro capite dell’intera Europa. Pur restando distanziata dalle cifre relative agli Usa, si è calcolato che, nel 2016, per ogni 100 abitanti elvetici siano ben 45 quelli armati (in Italia ce ne sono meno di 12).
Eppure, diversamente dagli Stati Uniti, la Svizzera è da svariati anni, nel panorama europeo, uno dei paesi col minor tasso di criminalità, collocata appena a ridosso degli insuperabili paesi scandinavi.
Per concludere, al di là delle elucubrazioni su corsi e ricorsi storici e del fuorviante rapporto armi-abitanti, ciò che conta davvero per mantenere sotto i livelli di guardia la tensione sociale di un paese dev’essere ricercato, ad esempio, nell’integrazione di stranieri e minoranze, nel livello medio dei salari, nella disoccupazione e nello stanziamento delle forze di polizia sul territorio.

(Autore: Luca Pegoraro – 29 dicembre 2016) 
Danilo Amelotti (che ovviamente sposa lo scritto!)

STOP!!! Not Everyone is a COMMANDO!!! | David Bahde | Pulse | LinkedIn

I cannot avoid to repost this article written by David Bahde.  I agree with any single words, and to be honest, I could have never write this concept in a better way.

I am personally motivating the “crowds” on to start to follow the tactical, gun, and security word in a better and more serious way.

Nowadays we have to many Rambo rather then professional.

I will conclude my comment with a simple sentence:

do what you are and not what you dream to be! 

 

Its time we finally stopped looking at everything concerning guns through the lens of some perceived connection to “combat”. Here is some breaking news, not everyone is a commando, in fact most anyone that says they are never was. Every real Special Missions Unit guy I know does not spread that around. Besides, not only do most shooters have no need for the equipment they used, truth is it may not be all it was cracked up to be.

Top tier units get some good stuff, but not all of them. In many cases they looked to the “civilian” market to upgrade. More importantly the equipment they use fits a mission, a mission only a small percentage of people will ever encounter and may NOT be whats best for your needs. Having the best hammer in the world is pretty useless when you need a ladder.

I get it, commandos (real or perceived) are cool, it has spawned an entire market surrounding weapons and training that has made a bunch of people a but load of money, still does. Hollywierd has been making bank on it for decades. More power to them, its America, we get to do that here. Thankfully capitalism looks to be back in vogue at least for the next eight years. This year looks good for the gun world even without the paranoia spawned demand from our current gun banner in charge. I am part of that ilk having spent the last several years testing and writing about the “next best AR” .

I have made my share of money covering what is nothing more than the same gun with a different look, or color, or some “look at me I am a badass” engraving or shape. Its not bad, it just “is what it is”. If you are collecting or playing dress up with a gun have at it, for now at least you can do that in America. But, if your intent is self defense or concealed carry its time to get real. Understand that some of the most cool stuff out there may be useless to you and your needs. If you are a commando, a real one, you generally get your kit issued to you. If not step back into reality and take advantage of the most vast and varied gun market in history. I honestly cannot remember a time when you had more choices for self protection, concealed carry, or just plain fun on the range.

Don’t discount the value of an entire weapons system, like shotguns for instance, just because some expert says they are antiquated. Are they for everyone, nope, but many prepared to discount their effectiveness seem unwilling to test that in real life. Metal guns are not bad, no more than plastic ones are perfect. Itty bitty pistols are not bad either, but nor is it problematic carrying a high capacity wonder nine, revolver, or a plain old 1911 in 45 ACP. Each has its value and limitations, which is most critical depends on you, not whats in the next video or social media post. Just because some tactical guru is incapable of properly using something does not mean its ineffective. Be careful and never confuse the pundits failings for the gun he or she is using. And this is not something limited to this generation. I constantly hear “old timers” with stellar reputations utter some of the most moronic advice imaginable. Lousy advice used to just be free, but you had to seek it out, these days you get bombarded with it every day like it or not.

The bottom line is pretty simple, the first step in determining your needs when it comes to firearms or gear is honesty.

                                       …KEEP READING AT… (it worth it)

 STOP!!! Not Everyone is a COMMANDO!!! | David Bahde | Pulse | LinkedIn

“Nothing to do with Islam”?

 

It is my personal opinion that the following article opens an important perspective on the Islamic world and how it is perceived or “misperceived” from us “Westerners.”

Personally, I do not 100% agree with the vision described, also because I know many Muslims that have nothing to do with this “interpretation” of the Muslim religion, but It remain the fact that we should all stop to always try to justify and disconnect the extremist part of Islam from the “general Islam”.

The most important thing that we should all understand is that “terrorism” triggered on religion cannot be treated like any other form of Terrorism.  In fact, if with “general terroristic groups” (thus not triggered by faith) there is always the possibility to “find an exit”, with religious terrorism there is no chance.

How could you say to a person who acts in the name of a god, that god has changed his mind? 

I live to you all any further consideration on this article, and more generally on the “big issue”.

Danilo Amelotti

 

Until religious leaders stand up and take responsibility for the actions of those who do things in the name of their religion, we will see no resolution.” — The Archbishop of Canterbury, Justin Welby.”

The Islamic State is a byproduct of Al Azhar’s programs… Al Azhar says there must be a caliphate and that it is an obligation for the Muslim world. Al Azhar teaches the law of apostasy and killing the apostate. Al Azhar is hostile towards religious minorities, and teaches things like not building churches… Al Azhar teaches stoning people. So can Al Azhar denounce itself as un-Islamic?” — Sheikh Muhammad Abdullah Nasr, a scholar of Islamic law and graduate of Egypt’s Al Azhar University.

The jihadists who carry out terrorist attacks in the service of ISIS, for example, are merely following the commands in the Quran, both 9:5, “Fight and kill the disbelievers wherever you find them…” and Quran 8:39, “So fight them until there is no more fitna [strife] and all submit to the religion of Allah.

“Archbishop Welby — and Egypt’s extraordinary President Abdel Fattah el-Sisi — has finally had the courage to say in public that if one insists on remaining “religiously illiterate,” it is impossible to solve the problem of religiously motivated violence.

For the first time, a European establishment figure from the Church has spoken out against an argument exonerating ISIS and frequently peddled by Western political and cultural elites. The Archbishop of Canterbury, Justin Welby, speaking in France on November 17, said that dealing with the religiously-motivated violence in Europe”

requires a move away from the argument that has become increasingly popular, which is to say that ISIS is ‘nothing to do with Islam’… Until religious leaders stand up and take responsibility for the actions of those who do things in the name of their religion, we will see no resolution.

“Archbishop Welby also said that, “It’s very difficult to understand the things that impel people to some of the dreadful actions that we have seen over the last few years unless you have some sense of religious literacy”.

“Religious literacy” has indeed been in short supply, especially on the European continent. Nevertheless, all over the West, people with little-to-no knowledge of Islam, including political leaders, journalists and opinion makers, have all suddenly become “experts” on Islam and the Quran, assuring everybody that ISIS and other similarly genocidal terrorist groups have nothing to do with the purported “religion of peace,” Islam.

It is therefore striking finally to hear a voice from the establishment, especially a man of the Church, oppose, however cautiously, this curiously uniform (and stupefyingly uninformed) view of Islam. Until now, establishment Churches, despite the atrocities committed against Christians by Muslims, have been exceedingly busy only with so-called “inter-faith dialogue.” Pope Francis has even castigated Europeans for not being even more accommodating towards the migrants who have overwhelmed the continent, asking Europeans:

“What has happened to you, the Europe of humanism, the champion of human rights, democracy and freedom?… the mother of great men and women who upheld, and even sacrificed their lives for, the dignity of their brothers and sisters?

“(Perhaps the Pope, before rhetorically asking Europeans to sacrifice their lives for their migrant “brothers and sisters” should ask himself whether many of the Muslim migrants in Europe consider Europeans their “brothers and sisters”?)

A statement on Islam is especially significant coming from the Archbishop of Canterbury, the senior bishop and principal leader of the Anglican Church and the symbolic head of the Anglican Communion, which stands at around 85 million members worldwide, the third-largest communion in the world.

The Archbishop of Canterbury, Justin Welby (left), recently said that dealing with the religiously-motivated violence in Europe “requires a move away from the argument that has become increasingly popular, which is to say that ISIS is ‘nothing to do with Islam’… Until religious leaders stand up and take responsibility for the actions of those who do things in the name of their religion, we will see no resolution.” (Image source: Foreign and Commonwealth Office)

Only a year ago, commenting on the Paris massacres, the Archbishop followed conventional politically correct orthodoxy, pontificating that, “The perversion of faith is one of the most desperate aspects of our world today.” He explained that Islamic State terrorists have distorted their faith to the extent that they believe they are glorifying their God. Since then, he has clearly changed his mind.

Can one expect other Church leaders and political figures to heed Archbishop Welby’s words, or will they be conveniently overlooked? Western leaders have noticeably practiced selective hearing for many years and ignored truths that did not fit the “narrative” politicians apparently wished to imagine, especially when spoken by actual experts on Islam. When, in November 2015, Sheikh Muhammad Abdullah Nasr, a scholar of Islamic law and graduate of Egypt’s Al Azhar University, explained why the prestigious institution, which educates mainstream Islamic scholars, refused to denounce ISIS as un-Islamic, none of them was listening:

“The Islamic State is a byproduct of Al Azhar’s programs. So can Al Azhar denounce itself as un-Islamic? Al Azhar says there must be a caliphate and that it is an obligation for the Muslim world. Al Azhar teaches the law of apostasy and killing the apostate. Al Azhar is hostile towards religious minorities, and teaches things like not building churches, etc. Al Azhar upholds the institution of jizya [extracting tribute from non-Muslims]. Al Azhar teaches stoning people. So can Al Azhar denounce itself as un-Islamic?”

Nor did Western leaders listen when The Atlantic, hardly an anti-establishment periodical, published a study by Graeme Wood, who researched the Islamic State and its ideology in depth. He spoke to members of the Islamic State and Islamic State recruiters and concluded:

“The reality is that the Islamic State is Islamic. Very Islamic. Yes, it has attracted psychopaths and adventure seekers, drawn largely from the disaffected populations of the Middle East and Europe. But the religion preached by its most ardent followers derives from coherent and even learned interpretations of Islam”.

In the United States, another establishment figure, Reince Priebus, Chairman of the Republican National Committee and Donald Trump’s incoming White House Chief of Staff, recently made statements to the same effect as the Archbishop of Canterbury. “Clearly there are some aspects of that faith that are problematic and we know them; we’ve seen it,” Priebus said when asked to comment on incoming National Security Adviser former Lt. Gen. Michael Flynn’s view that Islam is a political ideology that hides behind being a religion.

In much of American society, Flynn’s view that Islam is a political ideology is considered controversial, despite the fact that the political and military doctrines of Islam, succinctly summarized in the concept of jihad, are codified in Islamic law, sharia, as found in the Quran and the hadiths. The jihadists who carry out terrorist attacks in the service of ISIS, for example, are merely following the commands in the Quran, both 9:5, “Fight and kill the disbelievers wherever you find them…” and Quran 8:39, “So fight them until there is no more fitna [strife] and all submit to the religion of Allah.”

The question becomes, then, whether other establishment figures will also acknowledge what someone like Archbishop Welby — and Egypt’s extraordinary President Abdel Fattah el-Sisi — has finally had the courage to say in public: that if one insists on remaining “religiously illiterate,” it is impossible to solve the problem of religiously motivated violence.

Judith Bergman is a writer, columnist, lawyer and political analyst.

Source: “Nothing to do with Islam”?

Kidnapping for ransom works like a market. How it is organized is surprising. (source -The Washington Post)

Hi, I would suggest all people involved in trip over “dangerous countries” and their organisations’ to read the linked article.

Ransom and mediation in a kidnap situation are always a big problem, and in the article you can probably understand how big is it!

As my short and probably “silly or naive” consideration, I think it would be way better for people, organisations, NGOs, etc, that work in dangerous areas, to attend a proper preparation and training, to connect themselves with serious and diligent “travel Risk Management” company, thus to drastically reduce the probability to be be subject to “an abduction”.

 

It isn’t kidnappers who regulate the market for hostage taking. It’s insurance companies. 

Read the article: Kidnapping for ransom works like a market. How it is organized is surprising. – The Washington Post

E POI LEGGI ARTICOLI COSÍ E NON PUOI NON CONTESTARLI. In risposta a: Siamo forti a sparare ma, nell’era del terrore, c’era bisogno degli spari olimpici di Rio? 

E’ buffo come certe persone vedono il mondo e lo interpretino a modo loro!

Personalmente sono sempre stato per la libertà di stampa e di parola, quindi anche per la libertà dell’autore dell’articolo che segue di scrivere le sue idee.  Ma non posso esimermi dal contestarlo, e dal contestare ogni parola, frase e pensiero del suo articolo.

Lo sport, seppur usi strumenti simili a quelli usati da terroristi e delinquenti, non può mai essere avvicinato agli stessi.  Infatti, paragonare lo sparo di una doppietta da tiro al piattello allo sparo di un fucile maneggiato da un folle o da un soldato non ha alcun senso; il paragone citato dall’autore di questo articolo è simile a paragonare un cuoco che con maestria nell’uso del coltello, affetta perfettamente una bistecca o un cavolo, ad uno dei tanti assassini che ultimamente hanno ucciso per mezzo di machete, coltelli, accette o altro!

No caro Sig. Boldolini, la sua libertà di espressione deve comunque e sempre essere abbinata alla capacità di intavolare riflessioni o discussioni sane, non basate sulla paura o sulla cieca ed estremista categorizzazione di uno strumento ad un unico scopo!

Penso di poter dire senza remora alcuna che questo suo articolo potrebbe essere avvicinato al pensiero estremista di chi, in quest’ultimo anno, ha commesso atti barbarici nel nome di un “libro” che dice esser stato scritto da un “semidio”.  Per come la mette lei, allora, dovremmo fermare le corse dei camion (certo non sono famose come le olimpiadi, e forse lei non sa nemmeno che esistono), riporre tutti i coltelli ed i machete nei cassetti, smettere di guidare le macchine, e magari interrompere anche le attività nelle cave, così da non dover più sentire il rumore di quel motore, o la vista di quella lama, o il boato di quell’esplosione che tanto ci ricordano atti efferati accaduti per mezzo di quegli stessi strumenti usati però per provocare la morte!

Forse è il momento che tutti voi “pacifisti delle 10.45” smettiate di strumentalizzare le sole armi da fuoco, nel tentativo mal riuscito di trovare un facile responsabile a tutte le vostre più radicate paure, o di ottenere qualche visualizzazione in più della vostra pagina web (e così guadagnare qualche soldo in più con la pubblicità spazzatura di cui amate cospargere i vostri siti). Ciò che invece dovreste fare è un informazione lecita, una critica costruttiva, o delle proposte sensate che non siano alla ricerca del “like” bensì alla ricerca della “giustezza sociale”.

Danilo Amelotti

Segue l’articolo che contesto! 

Oro, argento e mira”, titola la Gazzetta dello Sport. Viva l’Italia, viva “le madri con in mano un fucile”, viva il medagliere che ingrassa. Dello stesso tenore, tutti i media italiani. Eppure, basta distogliere lo sguardo dal video, e ascoltare il suono che accompagna queste vittorie, perché un dubbio sotterraneo s’insinui.Lo sappiamo, è quasi impossibile e, visti i successi italiani, suonerebbe persino anti-patriottico, se non vetero-pacifista, ma non è questo il punto. Il punto è che, dopo più di un anno di spari, esplosioni e sangue, il vero gesto olimpico sarebbe stato sospendere le discipline di tiro.

Ci perdonino le “mamme-cecchino” Bacosi e Cainero, il tiratore di ghiaccio Campriani, tutti sparatori indefessi e maniacali, tutti pistola, sacrifici e famiglia, ma onestamente in questo momento, mentre ancora riecheggiano gli spari dei kalashnikov del Bataclan, o le immagini dei neri americani uccisi per strada dai poliziotti, non riusciamo a vedere molta gioia sportiva nel colpire un piattello, nessuna felicità nel centrare un bersaglio imbracciando carabine o fucili da caccia. E l’eco degli spari risuona inquietante, mentre la retorica che l’accompagna persino oscena.

Sappiamo che questo ragionamento ha un punto debole, che le discipline di tiro non sono le sole a simulare antiche e nuove tecniche di guerra. E che anche gli sport di squadra sono il simulacro di conflitti per il controllo del territorio. Eppoi che fare con le lame, con le sciabole, con il fioretto? Con la lotta e la boxe?Insomma, che lo sport serve anche a questo, a fare la guerra tra paesi per finta, a renderla liturgia giocosa.

Però, però, ci sono quei suoni degli spari… e quei gesti così simili a quelli che ci hanno terrorizzato negli ultimi mesi che grazie anche ai social sono entrati con prepotente familiarità nel nostro immaginario quotidiano.Un’esagerazione? Durante la prima e la seconda guerra mondiale i Giochi furono per forza di cosa sospesi, se questa che stiamo vivendo, come autorevoli personaggi non mancano di sottolineare, o di evocare, è davvero la terza, una sospensione degli spari a Rio sarebbe stato forse opportuno.

Source: Siamo forti a sparare ma, nell’era del terrore, c’era bisogno degli spari olimpici di Rio? | Stefano Baldolini

In un mondo di disonesti, c’è sempre chi spicca più di altri … il mio commento all’articolo: “Maria Elena Boschi: banche e petrolio, le mie verità. Posso sbagliare ma mai in malafede, poteri forti contro governo”

La Boschi si difende, parla di poteri forti che li vogliono schiacciare.  A vedere ciò che è successo nei passati governi, ciò che succede in Europa con le banche, l’Euro ecc., forse gli si potrebbe anche credere, o semplicemente arrivare alla deduzione che in un mondo di “disonesti” c’è chi spicca più di altri!

Ed a giudicare dallo “scandalo” Panama, chi non ha mai commesso peccato scagli la prima pietra!  (beh che ci crediate o meno, io ci potrei andare a scagliare una pietra, e sono convinto che ci potrebbero andare anche moltissimi di voi!)

vi lascio all’articolo!

Danilo Amelotti

 

“Io quel provvedimento lo difendo, risponde a una necessità, crea lavoro. Naturalmente posso sbagliare, non dico di essere perfetta. Ma anche nei miei errori c’è sempre la buonafede, mai la lusinga di qualcuno o gli interessi personali”. È quanto afferma alla Stampa, il ministro Maria Elena Boschi, che precisa: “Mai conosciuto il fidanzato della Guidi. Io favori a mio padre? Non c’ero nelle riunioni decisive, il Tesoro fece il decreto”.

“Ogni settore che smuove posti di lavoro ha le sue lobby – spiega Boschi -.  Noi abbiamo una linea chiara: sbloccare il Paese, toglierlo dalle sabbie mobili della burocrazia. Vale per le estrazioni, per l’edilizia che ha perso oltre mezzo milione di posti di lavoro, per la banda larga. Non sapevo nulla del compagno di Federica. Ma conosco molto bene il provvedimento, atteso dal 1989. Era ed è sacrosanto. Se poi il compagno di Guidi o chiunque altro ha violato la legge, giusto che ne risponda. Noi abbiamo semplicemente fatto la cosa giusta per l’Italia”.

“Certo che con la Guidi ho parlato di quell’emendamento – aggiunge quindi -. Ma non sapevo quali interessi avesse Gemelli”. Sulla norma entrata e uscita alle quattro di notte, Boschi osserva che si tratta di “normali dinamiche parlamentari”.

Succede sempre, si trovano almeno altri cento esempi simili negli ultimi due anni”. “Certo che intorno alle opere pubbliche si muovono interessi. È ovvio – commenta anche -. Ma non per questo si deve bloccare tutto altrimenti l’Italia muore. Occorre avere due stelle polari: la legge e la propria coscienza. Io personalmente le ho rispettate entrambe. Ci attaccano i poteri proprio perché non siamo schiavi dei poteri forti, non siamo il terminale di niente e di nessuno. Questo non piace a molti”.

Sull’offensiva dei giudici, Boschi afferma: ” Tra alcuni dei nostri c’è la tesi di un’azione giudiziaria legata al referendum sulle trivelle; ma io non ci voglio credere”. Su Beppe Grillo, aggiunge: “Ho apprezzato che a nome del Pd Bonifazi abbia chiesto i danni civili e penali a Beppe Grillo”. E sul caso Etruria: “complessivamente abbiamo in Banca Etruria poche migliaia di euro in tutto. E mio fratello ha ottenuto un mutuo con sua moglie”.

Source: Maria Elena Boschi: banche e petrolio, le mie verità. Posso sbagliare ma mai in malafede, poteri forti contro governo

Il mio commento all’articolo di Giorgia Meloni “E’ ora di intervenire militarmente al fianco di chi combatte lo Stato islamico”

Sig.ra Meloni, ciò che lei enuncia nel suo articolo non è altro che quello che ho continuato a fare io sul mio blog per mesi! Mi duole vedere tutti questi morti, mi duole stare seduto sulla poltrona di casa mia e ricevere decine di messaggi che mi chiedono un parere su ciò che succede a Parigi, ma ancor di più mi duole dover pensare che la politica ed i politici devono sempre aspettare questi eventi per mettere in moto la lenta macchina della decisione giusta! Non servivano questi attacchi, e non servivano questi morti per capire che la situazione globale sia del terrorismo, sia delle varie politiche estere, è tragica!

Oggi lei (giustamente, e grazie al cielo finalmente) afferma che è ora di intervenire, che è ora di combattere l’ISIS e che è ora di intervenire la dove tutti fino a ieri (e sono sicuro anche domani) facevano finta di non vedere. Il fatto è che oggi è troppo tardi, oggi ormai abbiamo permesso che il germe della follia entrasse nelle menti di giovani disadattati plagiati da avidi boia camuffati da religiosi.

Ciò che lei sta dicendo oggi andava fatto 2 se non 3 anni fa, con una scesa in campo di forze militari che andassero a fermare il conflitto Siriano e con delle forze che andassero a proteggere i nostri confini direttamente in terra Libica; allora forse queste stragi e quelle che ancora verranno si sarebbero potute evitare.

Invece i politici d’Europa e del mondo occidentale (fatta esclusione di pochi) hanno girato la faccia quando le bestie dell’ISIS bruciavano un pilota, o quando uccidevano bambini, o quando devastavano interi villaggi. Hanno sempre preso tempo, preso distanze e cercato dialoghi con non si sa chi, invece di prendere le (mi permetta di dirlo) palle in mano e decidere di agire con forza, carattere, decisione, e soprattutto oculatezza.

No Signora Meloni, oggi non basta più andare a combattere l’ISIS la dove ha messo radici; questo sarebbe come cercare di estirpare il cancro del fegato in una persona che ha ormai metastasi in tutto il corpo! Come spesso dico e scrivo, io non sono ne un disfattista, ne un guerrafondaio ne tantomeno un pessimista, ma ho una buona esperienza per fare analisi e garantirle che il terrorismo ormai è entrato nei nostri confini, e che ogni azione fatta la dove l’ISIS (e tutte le altre forze “moderate” terroristiche) ha messo radici saranno solo scuse in più per i pazzi che ormai “accudiamo” in casa nostra.

Certo, iniziare con fare finalmente guerra ai demoni dell’ISIS e di tutte le altre falangi terroristiche è giusto, ma non sarà sufficiente, non più! Oggi (come anche ieri) ci dobbiamo aspettare che sporadici attacchi terroristici vengano fatti ovunque, senza una routine precisa e senza darne preavviso … non ci vuole molto (lo abbiamo visto) per seminare il panico e demoralizzare un intera popolazione… basta colpire li dove nessuno mai se lo aspetterebbe o lo vorrebbe.

Allora bisogna iniziare seriamente anche in casa nostra a stabilire dei parametri, innalzare i livelli di sicurezza, e soprattutto, addestrare e equipaggiare il personale designato alla tutela della sicurezza in Italia ed in Europa. In fatti, Signora Meloni, non basta pensare di mandare 10, 100, 1000 uomini sulle strade, bisogna essere sicuri che quegli uomini sappiano realmente agire in contesti così delicati e particolari, e che abbiano tutele legali ed equipaggiamenti adatti allo scopo!

Spero vivamente che ciò da lei affermato in questo articolo si avveri, ma ancor di più spero che la classe politica e dirigenziale non pensi che una “semplice guerra al califfato” ed un controllo più stretto dei centri islamici possa bastare; questo sarebbe solo un ennesima mezza manovra utile solo ad un ennesimo inasprimento del “conflitto” tra popolo e demoni!

Danilo Amelotti

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L’ARTICOLO DI GIORGIA MELONI:

I fondamentalisti islamici hanno portato la guerra in territorio europeo. È un’altra vittoria per loro e l’ennesima sconfitta dell’Occidente. Non sono bastati l’11 settembre, gli attentati di Londra e di Madrid, non è bastato Charlie Hebdo, l’uccisione di Theo Van Gogh e mille altri massacri in tutto il mondo per svegliare l’Europa dal suo torpore.

Chi sa se potrà bastare questo terribile 13 novembre. Chi sa se dovremo invece aspettare che San Pietro sia data alle fiamme e il Louvre abbattuto per blasfemia come i monumenti di Palmira. Cosa altro deve accadere, di quali altre evidenze hanno bisogno i nostri governanti per capire che ci è stata dichiarata guerra?

Siamo stati facili profeti di questa sciagura, perché era tutto drammaticamente prevedibile e drammaticamente previsto. Così come non serve ricorrere a Cassandra o all’oracolo di Delfi per dire che questo non sarà l’ultimo attacco islamico che l’Europa dovrà subire.

L’Occidente soffre di una grave sindrome da rifiuto della realtà. Crede che sia sufficiente negare ciò che ha davanti agli occhi perché le cose tornino magicamente a posto. Purtroppo non funziona così. La realtà, che non sa cosa sia il politicamente corretto e non conosce il galateo, ci dice che abbiamo un problema irrisolto con il mondo musulmano, che noi lo vogliamo oppure no.

È proprio questo il tabù inconfessabile che dobbiamo rompere: non stiamo fronteggiando uno sparuto gruppo di psicopatici, una qualche sorta di setta millenaristica, un semplice gruppo terroristico, ma stiamo combattendo una visione dell’Islam tutt’altro che marginale. E questa visione basata sul fondamentalismo si è rafforzata in tutto il mondo, anche se in forme diverse e non sempre violente. Ha il volto del terrorismo di Al Qaeda, del Califfato sanguinario dell’ISIS e di Boko Haram, ma lo ritroviamo predicato alla luce del sole anche dall’Arabia Saudita e dal Qatar.

I quesiti che l’Occidente si è finora rifiutato di porsi erano stati affrontati con coraggio da Papa Ratzinger nella sua Lectio magistralis di Ratisbona, che tanto clamore aveva sollevato: l’Islam è ancora una religione trascendente che antepone il Corano alla ragione? E l’Islam ammette ancora la conquista e la conversione attraverso la spada?

Sono domande che abbiamo il diritto e il dovere di fare ai musulmani che vivono o vogliono vivere in Europa. Siamo società laiche, e proprio perché laiche riconosciamo a ognuno il diritto di professare la propria religione, purché questa non contrasti con le leggi dello Stato e con la nostra cultura basata sulla ragione, sulla libertà e sull’uguaglianza.

Per questo, sfidando le ire dei benpensanti, reputo che finché il mondo musulmano non avrà fatto chiarezza al suo interno con il fondamentalismo e nel rapporto tra religione e Stato laico, dovremmo dire basta all’immigrazione da Nazioni musulmane, dovremmo rimpatriare immediatamente i clandestini e porre sotto controllo i centri islamici presenti sul nostro territorio. Per arginare i fenomeni terroristici che nascono, è inutile negarlo, all’interno delle comunità islamiche presenti in Europa o importate grazie alle politiche delle porte aperte a tutti dei nostri governanti.

E certo, è ora di affrontare di petto pure l’ISIS, che ha potuto crescere e prosperare solo grazie alla folle ambiguità della politica di Obama. Può sorprendere qualcuno, ma questa è la parte più semplice del lavoro che ci aspetta. Lo Stato Islamico non è un reale pericolo militare: non ha copertura aerea, non ha sistemi satellitari o radar o batterie missilistiche, non ha praticamente armi pesanti. L’Occidente ha la possibilità di spazzarlo via dalla faccia della terra con grande facilità. Basterebbe utilizzare, per capirci, la potenza bellica che la NATO ha rovesciato contro Saddam Hussein nei primi mesi del conflitto del 2003.

Continua a leggere a: “E’ ora di intervenire militarmente al fianco di chi combatte lo Stato islamico”

Refugees flooded Germany: tightening migration laws – chance to overcome the crisis! 

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Sure, Immigration is nowadays “the problem”, so it seems to be normal reading about many conferences or discussion (both to a national and european level) held in order to find a solution!

The following article describe how this discussion is held in Germany, and what are the main concerns and possible solutions… But what about if we did not attack Libia four years ago, and if we did support Syria when the rebels started to fight?  and what about if Europe would have helped Italy in its effort to stop the illegal immigration?

There would be many other questions to raise, but I believe you all have got the point.  Up until today, the whole Europe, have been pretending to be safe and protected by such huge drama… Non of the EU nations has ever mentioned to intervene in the “Syrian problem”, and today, when it is to late, Eu is looking for a new solution, able to justify its past mistakes.

Today politicians, economists and other are trying to convince the EU citizens that Immigrants are a good thing, to the point that media are now stressing on the idea that immigrants are the only resource to finally provide us new power for our future grow and development.

I personally have many doubts about these assertions, at least considering that when you need qualified people in your factory or company, you do not open the main gate and let anybody comes in… No you normally ask for CVs, you made interviews and finally you select only the people that you recognise as the one you where looking for!

But this is only my humble opinion!

Danilo Amelotti

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READ THE ARTICLE: 

The main stream of refugees is moving from the south across the border with Austria, through the so-called Balkan route, and therefore the greatest burden falls on the shoulders of Bavaria. In the current critical situation in the region for the state government makes tough statements and appeals to the Chancellor to introduce restrictions on the admission of refugees.”Suddeutsche Zeitung”, citing its own sources in the European Commission hastened to announce that Berlin and the European Commission discuss the possibility of introducing “refugee solidarity tax.”

As noted in the publication, this tax would be levied by raising value added tax and taxes on production and import of oil and oil products, and then transferred directly to the budget of the European Union.

The collected funds are supposed to be used to contain the influx of illegal migrants into Europe, by improving the living conditions in countries of origin of refugees and strengthening the protection of external borders of the European Union.

According to the results of a sociological survey conducted by the Institute for Public Opinion Research “Emnid” ordered by “Bild am Sonntag”, almost half of Germans (48 percent) do not approve the policy of Chancellor Angela Merkel on refugees. At the same time 38 percent of the respondents support Chancellor’s immigration policy.

As evidenced by the results of the study, a vast majority of Germans believe that Germany will not be able to protect themselves from the influx of refugees. This view was expressed by 76 percent of the poll participants. Meanwhile 50 percent of respondents believe that Germany can cope with the migration crisis.In the face of growing discontent of the population with migration policy of the ruling coalition, Angela Merkel again came to the defense of its policy toward immigrants.

“We should warmly welcome the refugees, like all other people, and this, in my opinion, is the fundamental principle of humanity in our country,” – she said in an interview with “Bild” newspaper. According to the German Chancellor, due to the good economic situation in Germany, the government does not intend to impose a tax of solidarity with refugees, nor raise existing taxes.Despite criticism from the supporters of the Christian parties bloc, she is “deeply convinced” of her course, Merkel said. Falling popularity among voters are not “measuring” the correctness of her actions, she said.

IMMIGRAZIONE- L’EVOLUZIONE DELLE GUERRE DI TRINCEA-danilo-amelotti.com

 

At the same time Merkel indicated that the crisis associated with the influx of refugees can only be resolved in cooperation with European partners. “The whole of Europe must exert efforts to strengthen external borders and at the same time a fair distribution of the refugees between its members,” – she said. In addition, the problem needs to be addressed on a global level, fighting the causes of people fleeing from the crisis regions, further stressed the head of the German government, while pointing to the war in Syria.

But in spite of that Germany continues to welcome refugees, record, distribute on federal lands, provide accommodation, catering, provide medical assistance. However, given the rapid increase in the number of asylum-seekers, the German administrative structures and tens of thousands of volunteers are on the brink of their capacity. There is a lack of hostels and staff.

The figures speak for themselves. In September, it was an absolute record – there were more than 43 thousand asylum seekers registered in Germany. The total number of refugees who arrived in the country in September, is several times more – 164 thousand.

The bulk has no time to submit an application.Still, the problem of reception of refugees would be much less acute if the shelter was asked only by those who were really subjected to political repression at home and had their life threatened. But in the general flow arriving in Germany, are people from safe countries.

According to statistics, in September, the first place among the number of asylum seekers in Germany were Syrians, but in the second – the Albanians, on the fifth and sixth – Serbs and Macedonians, on the ninth – the Kosovars. At the same time immigrants from the Balkan countries have almost no chances to remain in Germany as their countries are recognized by the European Commission as safe.

Bavarian Prime Minister Horst Seehofer, where the authorities have to take the lion’s share and redistribute refugees arriving in Germany via the Balkan route through Austria, proposed to establish a transit zone at the border. The idea was supported by the conservative German Interior Minister Thomas de Maiziere.In such areas, they point out, it would be possible to clearly identify economic refugees from safe countries that do not have grounds for asylum, screen out persons with false documents promptly – within a couple of days – to make a decision on their applications and then send home. It is suggested to use approximately the same practice that is used in German airports.At the air

Source: Refugees flooded Germany: tightening migration laws – chance to overcome the crisis / Russian peacekeeper

Putin avverte: guerra mondiale sempre più probabile!

Tra i molti articoli riguardanti Putin e le sue discussioni sui recenti fatti che coinvolgono la Russia nella guerra al terrorismo in Siria, l’articolo che segue da una buona visuale sui problemi che tutto il mondo potrebbe presto dover affrontare.

Non si può negare che, nell’immobilismo generale, Putin sia al momento l’unico Leader “occidentale” a contrastare con mano ferma la predominanza terroristica nella regione.  Non solo, spesso le sue allocuzioni palesano e ripercorrono pensieri comuni letti nei vari commenti a fatti recenti in tutte le piattaforme di social media, ovvero, la dove a parlare non sono testate giornalistiche strumentalizzate o politici che mirano a conquistare una o un’altra fazione, ma sono “la gente qualunque”, che vedendo ciò che succede nel mondo esprime il suo “semplice ed ingenuo” pensiero!

Si potrebbe pensare che anche il Presidente Putin legga i Social media, e nel tentativo (per il momento di successo) di conquistare l’opinione pubblica, segua semplicemente il desiderio del popolo.  Ma bisogna comunque fare attenzione;  non bisogna infatti credere che “il lupo” sia improvvisamente diventato buono, bensì capire che comunque la si voglia mettere e guardare, quel lupo sta facendo il suo interesse, e che quando esso cesserà, probabilmente, ritornerà ad essere quel lupo che tutti conoscevamo.

In virtù di questa mia considerazione allora, sarebbe bene che le nostre forze politiche smettessero di tergiversare su ogni decisione (quasi come se il tempo possa realmente risolvere i problemi la dove ormai sono diventati fatti), ed iniziassero ad attuare delle reali politiche estere difensive dei nostri e degli altrui diritti e territori!

Come sempre vi lascio all’articolo dal quale ho preso spunto, con la certezza che molti di voi non potranno far altro che pensare: “cavolo, Putin ha proprio ragione”!

Danilo Amelotti

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L’ARTICOLO:

Agli Usa: “perchè fare distinzione tra i terroristi in moderati e non moderati? Le armi fornite alla cosiddetta opposizione ‘moderata’ in Siria sono finite direttamente nelle mani dei terroristi”.

ROMA (WSI) – L’avvento di una guerra mondiale sta diventando ogni giorno più probabile. A lanciare l’allarme – o la minaccia? – è Vladimir Putin, presidente della Russia, che non ha assolutamente intenzione di fare un passo indietro nelle strategie ben chiare di politica estera, e che accusa piuttosto gli Stati Uniti: “loro e solo loro sarebbero responsabili dell’escalation delle tensioni in Medio Oriente e nel mondo”… Anche perchè poi, sul fronte del disarmo nucleare – sottolinea – non c’è stato alcun progresso. Avevamo il diritto di aspettarci che lo sviluppo del sistema missilistico di difesa degli Usa si sarebbe fermato. Ma non è accaduto nulla del genere, dal momento che invece continua. Questo è uno scenario molto pericoloso, che arreca danni a tutti, inclusi gli Stati Uniti stessi. (…)

Alcuni hanno anche l’illusione che una vera vittoria di una delle varie controparti possa essere raggiunta in un conflitto globale, senza conseguenze irreversibili per lo stesso vincitore – sempre se ce ne sarà mai uno”, è quanto ha detto Putin, in occasione del forum di Valdai, che si è tenuto a Sochi.

LEGGI:  IL PARTITO DEMOCRATICO AUTORIZZA L’EMBARGO ALLA RUSSIA SPINGENDO PMI ITALIANE AL FALLIMENTO E ONESTI LAVORATORI IN MEZZO ALLA STRADA

Putin ha confermato la sua volontà di abbattere il terrorismo, tornando a giustificare la strategia militare e di geopolitica che lo ha portato a intervenire in Siria.

“Noi continueremo a fornire assistenza a tutti i paesi minacciati dai terroristi”.

Una critica aperta verso la politica estera degli Stati Uniti è arrivata nel momento in cui ha affermato che non esiste alcun bisogno di fare distinzioni tra i terroristi moderati e non.

“Perchè fare questo gioco di parole e dividere i terroristi in moderati e non moderati. Qual è la differenza?”, ha detto il presidente russo. “Il successo nella lotta ai terroristi non può essere raggiunto usando alcuni di loro per rovesciare regimi che non piacciono, perchè poi è solo un’illusione quella di poterli gestire in un momento successivo”.D’altronde, “le armi che sono state fornite alla cosiddetta opposizione ‘moderata’ in Siria sono finite direttamente nelle mani dei terroristi”.

Secondo Putin, il pericolo è proprio nella convinzione degli Usa di avere la capacità di vincere una guerra contro quelle nazioni che fanno parte della loro lista nera (come appunto la Russia, l’Iran e la Cina).

“Washington crede che l’America possa vincere senza rischiare conseguenze simili ai danni che infliggono ai loro nemici. Ma questo, ha ripetuto Putin, è un calcolo sbagliato e pericoloso che potrebbe finire con il mettere in pericolo gli stessi cittadini Usa”.

LEGGI  Putin: la Federazione Russa istituirà un proprio sistema di pagamento nazionale

“Vorrei sottolineare ancora una volta che gli interventi della Russia in Siria sono completamente legittimi, e hanno come solo scopo quello di ripristinare la pace”; “noi dobbiamo unire gli eserciti siriani e iracheni e le fazioni curde per sradicare il terrorismo e siamo pronti a coordinare le nostre azioni militari con i partner occidentali”. (Lna)

Source: Putin avverte: guerra mondiale sempre più probabile | StopEuro.org

I FUCILIERI DI MARINA TRATTATI PEGGIO DEL TERRORISTA DEL BARDO DI TUNISI!

I FUCILIERI DI MARINA TRATTATI PEGGIO DEI TERRORISTI DEL BARDO DI TUNISI! danilo-amelotti.comVorrei che tutti leggendo questo mio breve articolo fossero in grado (al meno per un momento) di non pensare in modo politico o di parte… Mi piacerebbe poteste per una volta evitare di pensare ai Fucilieri di Marina come soldati, e pensare a loro come persone, uomini fatti di pelle e ossa.

A questo punto vi inviterei a riflettere sulle frasi nell’immagine, fatte di parole e concetti semplici, non politici (perché non presentati da un partito o da un politico in cerca di voti, ma da un cittadino Italiano) ne tantomeno di parte.

Si è molto parlato di Greta e Vanessa quando furono “riscattate” dai terroristi Islamici in Siria, e si parla ogni giorno di rifugiati di guerra. Tutti, secondo le voci di molti, meritano il nostro aiuto e supporto. Greta e Vanessa in quanto cittadine Italiane, nonostante il loro madornale ‘errore” meritavano di essere ricondotte in patria sane e salve, ed il terrorista del Bardo di Tunisi deve rimanere su territorio Italiano perché in Tunisia vige la pena di morte (e noi Italiani Aberriamo la pena di morte).

Quando invece, è stata, è, e sarà ora di riportare due dipendenti dello stato Italiano a casa, allora vediamo fare passi indietro, e vediamo addirittura accettare di rinviarli in una nazione che attua la pena di morte (sempre quella pena di morte che l’Italia dovrebbe Aberrare)!

Il terrorista del bardo-danilo-amelotti.comAllora se forse, come dicevo in principio, smetteste di pensare come vi dicono di pensare i vostri politici preferiti, o i vostri ideali arcobaleno, e pensaste da umani che vedono altri umani vittime di giochi di potere, riuscirete a percepire come le leggi siano fatte per soddisfare le necessità dei pochi a svantaggio dei molti! E si, perché possiamo anche pensare che i due Fucilieri siano Colpevoli (cose ormai decisamente e seriamente smentite da più fonti: Marò, ora l’India ammette: “I proiettili non erano loro”. — Saremo Veramente ad una svolta sul caso dei Maro’ Salvatore e Massimo?) ma non possiamo proprio pensare che un terrorista straniero (o presunto tale) meriti di essere protetto entro i confini nazionali Italiani da una possibile pena di morte, mentre due dipendenti dello stato Italiano possano addirittura essere rimandati li dove la pena di morte esiste!

Concludo dicendovi, Vanessa e Greta, il terrorista (o sospetti di tali accuse) del Bardo di Tunisi, e molti altri sono tutti “salvi” o fermi sul nostro territorio perché fanno comodo alla politica, per propaganda, per buonismo, per ignoranza, ma soprattutto per i Voti… I fucilieri di marina invece, non fanno comodo a nessuno, sono solo due “cose” da abbandonare nella speranza che prima o poi, anche l’ultimo baluardo di convinti difensori abbandoni la causa e si possa definitivamente mettere tutto a tacere (soprattutto le colpe di chi per motivi da accertare li ha venduti al miglior offerente)!!

Danilo Amelotti

I FUCILIERI DI MARINA TRATTATI PEGGIO DEI TERRORISTI DEL BARDO DI TUNISI! danilo-amelotti.com

 

 

 

 

 

 

 

 

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